L’INTERVISTA AI FINALISTI ITALIANI DEL GBWC GUNPLA BUILDERS WORLD CUP 2016

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Ciao ragazzi, come avevamo anticipato tornano finalmente le “Interviste del GD” con le loro consuete domande alle figure di spicco del mondo del modellismo Gunpla.
E quale occasione migliore se non il GBWC 2016 appena concluso?

Partiamo allora con i tre modellisti saliti sul podio italiano, nostre vecchie conoscenze:

1° Riccardo Forni – Toronagashi (Team Nu Type)
2° Domenico Febbo – Phoebus (Team Nu Type)
3° Stephen Serra – Steven (Sogni di Gundam World)


A differenza dell’intervista italiana dello scorso anno (che trovate qui) quest’anno proviamo a variare un po’ le domande e metterne qualcuna più personalizzata, considerando anche che la finale di Tokyo è conclusa e possiamo fare a Riccardo domande ben precise.

Ma prima facciamo un piccolo riepilogo.

Il GBWC è il Gunpla Builders World Cup, il campionato mondiale di Gunpla organizzato da Bandai: è uno dei concorsi modellistici più prestigiosi e forse il più conosciuto dal grande pubblico per quanto riguarda Gundam (per via della sua “ufficialità”).

Partecipano solo alcune nazioni, Australia, Cina, Hong Kong, Indonesia, Italia, Giappone, Malesia, Nord America (USA+Canada), Filippine, Singapore, Corea del sud, Taiwan e Thailandia; ogni vincitore nazionale accede poi alla finale di Tokyo per giocarsi il titolo mondiale.
Quest’anno il 2 dicembre sono usciti i risultati italiani (qui) e pochi giorni dopo il nostro cavallo Toronagashi è partito alla volta del Giappone per la finalissima del 18 dicembre (tutto a spese della Bandai, e questo rende il titolo ancora più ambito).
Alla fine il vincitore mondiale è stato il Giappone, seguito dalla Thailandia e dalla Cina. (qui i risultati)
Ah, dimenticanza grande: stiamo parlando della cat. OPEN, la principale, a cui si affianca la cat. JUNIOR.

Mi sembra di aver detto tutto, partiamo con le tre interviste.

 

RICCARDO FORNI – TORONAGASHI del TEAM NU TYPE
Primo classificato cat. OPEN GBWC 2016 Italy
con
LIGHTS OF THE NORTH – PROTOTYPE 777

Ciao Riccardo, prima di tutto congratulazioni per il traguardo raggiunto.
E’ la seconda volta consecutiva che vinci le selezioni Italiane e parti per il Giappone, come ti sei sentito quando sei stato contattato?
La sorpresa è stata grande, quest’anno il livello era altissimo come avete potuto vedere anche a Lucca Comics, dove c’è stato il testa a testa Con Domenico fino all’ultimo. Ho chiesto ad Hobby Media (che cura la corrispondenza con Bandai) se fossero sicuri che toccasse ancora a me.
Dopo tanta fatica e mesi di lavoro, questa è sicuramente la soddisfazione piu grande.

Leggiamo sul sito di Hobby Media che nel tuo Light Of the North sei partito da un Sinanju Stein, ma hai cannibalizzato un esercito di [MG], due Astray red frame, due Strike Gundam, un Unicorn Ver. Ka, un Hi Nu Ver. Ka, un Delta Plus e 4 kit [HG] del Delta Kai.
Ci sono ben 26 led, i binder hanno l’alimentazione indipendente, nei fucili hai usato anche la fibra ottica, è un tripudio di perni metallici interni e magneti al neodimio e si può smontare completamente.
Hai altro da dichiarare? 😀
Uhm vediamo… la base è auto costruita quasi totalmente con plasticard.
Mi sono aiutato con il plotter per creare la trama di sfondo della base nei lati, mentre nella parte superiore è un lavoro di ceselli e plasticard tagliato alla vecchia maniera.
Per me è stata la prima esperienza con i ceselli in assoluto, e all’inizio non nascondo di ave avuto qualche incertezza. Poi ci ho preso la mano e qualcosa di decente è uscito fuori, ma il prossimo sarà senz’altro meglio.

L’anno scorso sei partito ed era tutto nuovo per te, quest’anno invece con l’esperienza acquisita sei andato sapendo a cosa andavi incontro: come hai vissuto la finale 2016 e tutto il “contorno” (che forse è la vera cosa figa).
Bandai fa le cose per bene, bisogna dargliene atto.
Sei sempre seguito da qualcuno di loro dal sabato a cena fino la domenica sera prima di andare a dormire.
È poi sempre un grande piacere conoscere persone nuove e rivedere quelle dell’anno prima.
Certo, tornare da “veterano” ti da un po’ di pregio, non sono uno che si monta la testa, dovreste saperlo, ma non nascondo che è stata una bella sensazione. Soprattutto perché ero più rilassato durante tutto l’evento.
Essendo poi la seconda volta, ho avuto il grande vantaggio di conoscere i negozi dove fare acquisti e sono andato miratamente come un cecchino a fare spesa.
Il grande rammarico è che tutto questo non riesci a godertelo fino in fondo: troppo, troppo, troppo poco tempo a disposizione.
Fa comunque piacere respirare quell’aria da “paese dei balocchi” anche se per un paio di giorni appena.

Riccardo sotto il Gundam 1:1 al Gundam Front Tokyo

A proposito della finale e del viaggio in Giappone, siamo curiosi e vogliamo sapere come si svolge questo tour de force Italia-Giappone-Italia, puoi farci una scaletta daily-routine dalla partenza al ritorno?
Questa volta mi hanno negato il giorno extra, anche se a mie spese.
Il programma è stato questo:
– partenza da Bologna ore 12 di venerdi 16/12;
– scalo a Roma, per poi ripartire verso Tokyo alle 15;
– arrivo all’aeroporto di Narita alle ore 11.30 di sabato 17/12;
– preso il treno per arrivare a Shibuya dove ho incontrato Francesco (corrispondente di Hobby Media) che mi ha accompagnato all’albergo ad Odaiba per il check in;
– morale della favola, ho lasciato l’albergo per andare ad akihabara alle 16.00;
– arrivo ad Akihabara verso le 17 e ho il tempo per visitare 2 negozi e mangiare una ciotola di ramen;
– alle 19.30 sono già in albergo nuovamente per la cena insieme ai 2 delegati Bandai e al finalista americano con la moglie (persone squisite!);
– finalmente alle 22 posso sistemare le mie cose e andare a letto… ero sveglio da boh, 36 ore?;
– la mattina del gran giorno ero assonnato tra le poche ore dormite e il jet lag, ma ero pronto a tutta la giornata (sapevo gia cosa mi aspettava);
– alle 8.30 si parte per il Gundam Front Tokyo per montare i “pupazzi”;
– dopo un paio di ore di pausa, inizia l’evento con tanto di studio televisivo e di tecnici che ci illustrano cosa dobbiamo fare quando veniamo chiamati (proprio una cosa seria!!);
– la diretta si svolge abbastanza in fretta e si passa alla fase fotografica e il tour verso Akihabara;
– tempo dedicato allo shopping 2 ore (pochissimo!!) e si va di corsa. Questa fase è molto importante da fare tutti insieme perché è l’occasione ideale per ricevere consigli su che tool comprare e come utilizzarli!;
– ore 19 inizia la cena in un albergo di lusso dove svolgono anche matrimoni nelle sale adiacenti (una location immensa!);
– ore 21 si torna al Gundam Front Tokyo per salutare “il ragazzone” un’ultima volta, poi tutti in branda!;
– giorno dopo si parte per l’aeroporto alle 9.30 per prendere il volo delle 14 verso Roma;
– rientro alla base alle ore 22.30 a Bologna, lunedi 19/12;
Una mattat!!!

Riccardo e Mr. Kawaguchi

Cosa dicono i builders stranieri di noi builders italiani, percepiscono la nostrana passione per i Gunpla, sempre più in crescita?
Be’, ci stanno tenendo d’occhio… hanno addrizzato le antenne!
Hanno capito che siamo crescendo in fretta negli ultimi anni, ma l
a vera cosa che ci manca è il GBWC dal vivo… ma non mi starò a dilungare sui motivi per cui non sta avvenendo la cosa.

L’anno scorso ci avevi raccontato dell’episodio della carta di credito nel negozio e del “tizio asiatico dalla pronuncia inglese”, c’è un episodio che vuoi raccontare di quest’anno?
Ah si, era il passaporto (non la carta di credito) di Kevin Zhang, finalista Americano… Ahaha che figura!
Be’, quest’anno episodi singolari come quello non ne ho vissuti, ma mi è stata fatta la stessa domanda da Tim che, come Kevin lo scorso anno, mi ha chiesto quanti modelli avessi costruito e da quanti anni modificassi i Gunpla.
Io ho risposto:
“boh, saranno 4 anni circa… questo è il quarto che faccio”
La reazione è stata identica.
“Oh capisco… Ok vado a casa!”

Passiamo alle domande di rito, uguali per tutti e tre i nostri intervistati.

Il modello finalista di quale nazione ti ha stupito di più?
Avendoli visti dal vivo, vi posso assicurare che il Giappone ha meritato la vittoria: colore perfetto, un buon uso di candy per le sfumature, pulizia e precisione in tutto.
Anche se all’inizio il mio favorito era il thailandese… quel lavoro, LOVE LOST, è commovente per la storia che racconta.

GBWC 1° (THAI)

GBWC 1° (JAP)

Cosa consigli ai builders italiani che vogliono arrivare alla finale GBWC?
Il mio consiglio è di cambiare punto di vista ed uscire dagli schemi: il dioramino o il modello “fatto bene” non basta, i giappi vogliono qualcosa di “particolare” e diverso.
La tecnica poi non è sufficiente… dovete osare! Senza paura.
E ricordate che non si sbaglia, ma si impara, ve lo dice uno che sta ancora imparando!

Cosa manca all’Italia, riguardo i Gunpla, per competere alla pari con le nazioni asiatiche?
Io credo che ci siano persone di grandissime capacità, manca la volontà e la determinazione.
Non mi stancherò mai di dirlo uscite dagli schemi!
Siamo un bel gruppo e stiamo crescendo… magari è questione di tempo.

Hai da fare dei ringraziamenti particolari in merito a questa esperienza?
Innanzitutto devo ringraziare Hobby Media per lo “sbattimento” come ogni anno: per chi non lo sapesse, questi ragazzi lo fanno senza guadagnarci un euro, mentre negli altri paesi è l’importatore Bandai ad organizzare/gestire il tutto. Ovviamente ringrazio Bandai stessa per aver tutto l’evento e la gentilezza e cura che ci da ogni anno.
Una persona che è stata fondamentale è la mia ragazza Eleonora per aver sopportato i miei sbalzi di umore e le “crisi mistiche”, inoltre mi ha permesso di passare weekend interi a lavorare al modello, soprattutto nella fase finale. Mi sento fortunato ad avere accanto una persona che comprende le mie passioni e che mi supporta…. è merce rara!
Poi come non citare il mio amico Mauro (unico membro del Team Nu Type “non attivo”) per aver messo a disposizione il suo appartamento come laboratorio (anche quest’anno!) e per avermi seguito in tutto il percorso (trasferte incluse).
Infine mi sento di dire un grande GRAZIE al fotografo ormai “ufficiale” dei miei modelli, Mauro Bastelli.
Tutti questi Mauro portano bene… sarà perché il nome è un anagramma di Amuro?

Già stai snapfittando il kit per il GBWC 2017? 😀
Si il mio kit è già in lavorazione da mesi.
Stavo progettando questo lavoro da questa estate mentre sgobbavo sull’altro, il titolo sarà “adesso gioco un po’ e vi sto a guardare… faccio le FERIE”
Ahahahaha.
Scherzi a parte, il 2016 è stato dedicato interamente al Gunplaggio intensivo, ho bisogno di pensare ad altro e a cose più importanti nella vita quotidiana. Questo non significa che smetterò, ma sicuramente prenderò tutto con uno spirito diverso e con più calma.
Dal 2015 al 2016 ho aumentato la quantità del lavoro sul modello, ora meglio dedicarsi di più alla qualità.

Grazie mille Rick per la disponibilità!

 

DOMENICO FEBBO – PHOEBUS del TEAM NU TYPE
Secondo classificato cat. OPEN GBWC 2016 Italy
con
OMNI SPECIAL ASSALT FORCE

Ciao Domenico, congratulazioni per il traguardo raggiunto.
Anche tu come Riccardo sei una vecchia conoscenza del GBWC, è la seconda volta che sali sul podio Italiano e sei uno dei punti di riferimento dei modellisti italiani di Mecha: puoi farci un excursus sulla storia del Campionato Bandai, molti magari non sanno che prima si chiamava Bakuc.
Ciao Lemcat, ti ringrazio.
In realtà tra il vecchio BAKUC e la GBWC è la quarta volta che salgo sul podio, tre volte secondo (2007, 2010 e 2016) e una volta primo (2011)… vincendo una volta, ho evitato lo scomodo appellativo di eterno secondo.

BAKUC 2007 – 2° posto

BAKUC 2010 – 2° posto

GBWC 2011 – 1° posto

Questa competizione modellistica è arrivata in Italia nel 2006, grazie ad Hobbymedia e, all’epoca e fino al 2010, si chiamava BAKUC, acronimo che stava per Bandai Action Kit Universal Cup. Il fatto che fosse Bandai kit e non Gunpla, lasciava intendere che il concorso fosse aperto non solo ai Gunpla, ma anche agli altri modelli di casa Bandai. Ovviamente i Gunpla la facevano da padrone e, a dire il vero, non so se abbia mai partecipato un modello non Gunpla, tipo Votoms o Macross marchiati Bandai.
Il primo vincitore italiano è stato il grandissimo Hakaro (all’anagrafe Giovanni Pagnotta) uno dei miei primi riferimenti quando ho iniziato con questo hobby. La finale del BAKUC si teneva ad Hong Kong, sede che è rimasta anche per la prima edizione della GBWC nel 2011, quando, appunto, il concorso cambia nome e si incentra solo sul Gunpla.
Dal 2012 invece la finale è ospitata, come sappiamo, a Tokyo.
Una cosa curiosa è che per noi “vecchi” i due acronimi sono spesso sinonimi, sento ancora alcuni chiamare BAKUC quello che è ora GBWC.

Bakuc 2009

Sei appunto un modellista affermato e da molti anni sul “campo”, come vedi la crescita del fenomeno Gunpla in Italia da quando hai iniziato ad oggi?
La risposta sarà banale, ma posso dirti che è in crescita costante.
Ti parlo da organizzatore del contest di NKGC durante Lucca Comics and Games, da un po’ di tempo a questa parte la categoria “Gundam” è quella preponderante. Sia nel 2015 che nel 2016 i gunpla erano il 50% del totale dei modelli in concorso. Da un punto di vista qualitativo, lo standard si alza costantemente.
Sui diversi forum e social networks che frequento ho riscontrato un numero crescente di lavori degni di nota prodotti dai modellisti nostrani e un numero crescente di lavori realizzati da ragazzi, che fino a qualche mese fa si limitavano ad assemblare a secco e che adesso iniziano a provare anche altre strade, sia in termini di customizzazione che di colorazione.
In altri termini, il livello base si alza giorno per giorno, quello che oggi possiamo considerare un lavoro beginner, non lo sarà più tra qualche mese. In dieci anni, c’è stato sicuramente un aumento di produzione e sono saliti alla ribalta tanti modellisti bravi che prima non c’erano.

L’edizione 2016 del NKGC Model Contest a Lucca Comics Games

Parlaci un po’ del tuo diorama Omni Special Assault Force – Stormbringer , di cosa vai fiero e di cosa potevi fare meglio.
La Stormbringer Unit è stata un esperimento durato 10 mesi: prima volta che tentavo il kitbash e l’introduzione di pesanti modifiche estetiche e strutturali sui Mecha, prima volta che mi approcciavo alla modulazione del colore. Il risultato è stato soddisfacente e mi fa piacere guardare il display, temporaneamente appoggiato su un tavolino nel salotto di casa.
Sicuramente ci sono cose che potevano essere studiate meglio, come per esempio la base, troppo scura per dei modelli molto dark e mi dispiace non essere riuscito a inserire il terzo Mobile Suit per rendere il richiamo a Dragonar molto più evidente (in realtà oltre alla unità 3, in futuro introdurrò anche la 4 e la 5)

Omni Special Assault Force – Stormbringer

Si parla spesso qui in Italia dei lavori che vincono di anno in anno il GBWC, “non è a tema Gundam” o “troppe ali”, “i Mobile Suit sono macchine da guerra, non farfalle” ecc… Noi italiani forse abbiamo una visione generalmente più real e pura dell’universo Gundam, più vicina al modellismo militare: cosa ti senti di dire al pubblico nostrano a tal riguardo? E’ proprio come dice il Meijin Kawaguchi “Gunpla is freedom”?
Il discorso sulle ali mi tocca direttamente… ma ci vedo poco delle farfalle negli Stormbringer.
A parte gli scherzi, credo che il discorso sia più che altro relativo allo stile che ognuno di noi ha e che sviluppa nel corso degli anni, il discorso comprende sia il concept, che la realizzazione in senso stretto. Molti di noi hanno un background occidentale ed è molto probabile che un modellista con questa formazione e gli schemi tecnici che ne derivano vada ad approcciarsi al modellismo gunpla in questo modo e parametri i lavori degli altri su questi schemi.
Ad esempio, Nel mio caso, non sono molto attratto dalle colorazioni stile AF e quindi tendo ad apprezzare di più lavori che contemplino uno studio e una ricerca sul colore, che mostrino transizioni e invecchiamenti coerenti. Forse il fatto che molti di noi vedano i Gunpla più come macchine da guerra potrebbe essere frutto di questo percorso, come il semplice fatto che nei vari anime i Mobile Suit siano effettivamente macchine da combattimento.
Il Meijin ha ragione, Gunpla is freedom, ma non necessariamente questa libertà implica che idee molto laterali siano vincenti o possano piacere a tutti. Mi è stato detto, ai tempi della mia partecipazione alla finale della GBWC 2011, che in molti paesi asiatici il modellismo sci-fi tende ad assumere anche una veste fantasy, e siamo in grado di riscontrare questa visione nei vari lavori che quotidianamente troviamo su facebook, molte volte i risultati sono tecnicamente apprezzabili, ma in occidente potrebbero non entusiasmare. In ultima analisi, l’importante è che il modello piaccia al suo autore.
Trovo però corretto pensare che un concorso sui Gunpla deve essere incentrato sui Gunpla, sia che il Mobile Suit sia un carro armato che un cavaliere a cavallo.
In ogni caso deve essere il focus del lavoro, non un dettaglio.

Secondo te arriveremo mai in futuro ad avere un evento live italiano della finale del GBWC? Qui tutti lo aspettiamo.
Ti rispondo con una domanda… so che non si fa, ma sarei curioso di sapere perché lo chiedi proprio a me?Tornando seri, un evento live per la finale GBWC potrebbe essere interessante, penso però a tutti quei ragazzi che magari potrebbero non riuscire a prenderne parte.
Al di là di questo credo che un evento del genere richieda valutazioni da parte del titolare del brand che vanno al di là delle semplici considerazioni in merito che possiamo fare noi modellisti e che spesso ci sfuggono. Vedremo in futuro. Dal mio punto di vista il fatto di avere comunque la possibilità di partecipare alla GBWC è già tanto.

I risultati sono frutto di costanza, pazienza e impegno: un modellista come te quanto tempo passa con le tronchesine in mano? Come affronti questo tempo?
Oltre costanza e pazienza aggiungo anche studio e ricerca. Ossia, quando non modello cerco di imparare dagli altri modellisti o dalle pubblicazioni disponibili.
La quantità di tempo è variabile, resta comunque un hobby. In ogni caso è l’hobby principale e cerco di dedicarmici ogni qual volta posso. Se poi ho una scadenza da rispettare il tempo di applicazione aumenta a dismisura, soprattutto a discapito del sonno… In ogni caso, quando modello cerco di portare a termine il progetto iniziato, senza iniziarne altri. non sono per la divagazione e per la dispersione delle energie. Individuato l’obiettivo mi concentro su quello.
Cerco di seguire, per quanto possibile, un filo logico nel lavoro in sviluppo, anche sulla base della considerazione che in alcuni casi è obbligatorio seguire un percorso (non puoi stuccare dopo aver colorato).

Passiamo alle domande di rito, uguali per tutti e tre i nostri intervistati

Il modello finalista di quale nazione ti ha stupito di più?
Escludendo il lavoro di Riccardo, visto che sarei molto di parte, da quello che avevo visto nelle varie foto il Thailandese aveva presentato un lavoro molto interessante, lo sviluppo verticale della composizione mi aveva colpito ed era il mio favorito per la vittoria finale. Invece di primo acchito, Il lavoro del concorrente giapponese non mi aveva lasciato molto impressionato, mi sono decisamente ricreduto guardandone il work in progress.
A volte le foto possono non rendere giustizia.

GBWC 1° (JAP)

GBWC 1° (THAI)

 Cosa consigli ai builders italiani che vogliono arrivare alla finale GBWC?
Per la mia esperienza nella competizione e nel modellismo in generale, credo che sia importantissimo avere tecnica sia costruttiva che di colorazione, avere la capacità di sviluppare dei concept originali ed interessanti e, soprattutto, avere un proprio stile che permetta al proprio lavoro di emergere dall’insieme.
Quindi alla base lavorare su tutti gli aspetti necessari per presentare una lavoro accurato, per arrivare a fare un elaborato che potrebbe essere considerato da medaglia in un contest, in secondo luogo avere delle idee e, in caso di diorami, saper raccontare anche una storia.

Cosa manca all’Italia, riguardo i Gunpla, per competere alla pari con le nazioni asiatiche?
Credo nulla, ormai c’è un meltin pot generale che ha determinato una reciproca condivisione di stili e tecniche, tanto da vedere lavori occidentali che strizzano l’occhio alle creazioni asiatiche e viceversa.

Hai da fare dei ringraziamenti particolari in merito a questa esperienza?
Come posso rispondere a questa domanda? Ovviamente con “#ringraziamoilteamnutype”
In realtà, questa volta, credo sia opportuno e necessario mettere un gradino sopra ai miei team mates la mia compagna, per avermi guidato nella scelta del lavoro da presentare e per la pazienza avuta nel corso dell’anno, soprattutto da settembre, quando sono diventato molto più assenteo, visto l’approssimarsi del termine per presentare il lavoro all’NKGC Lucca Model Contest 2016 e poi alla GBWC.
Poi mi sembra d’obbligo ringraziare Fabio Angelini per avermi dato una grossa mano nello sviluppo del concept del logo della stormbringer e per la basetta. Il lavoro di stampa sull’alluminio spazzolato è la classica ciliegina sulla torta.
Infine un grazie ai miei papà putativi di NKGC e agli amici del Buyers Club che hanno avuto modo di seguire costantemente il wip, supportarmi e consigliarmi per il meglio durante tutto il lavoro.

Gia stai snapfittando il kit per il GBWC 2017? 😀
Al momento non ho ancora individuato l’idea da seguire. Ho quattro concept in testa, ma sono abbastanza indeciso. Chiederò consiglio alla mia compagna anche per il 2017.
Per i progetti futuri, sicuramente mi concentrerò sul lavoro da presentare al contest di Macross Dipendente e vorrei dedicarmi allo studio per apprendere nuove tecniche e approfondirne altre.

Grazie mille Domenico per la disponibilità!

 

STEPHEN SERRA
Terzo classificato cat. OPEN GBWC 2016 Italy
con
MS-05 ZAKU READY TO TEST

Ciao Stephen, congratulazioni per il traguardo raggiunto.
Anche tu come Domenico sei un modellista d’annata (nel senso buono), come vedi il cambiamento da quando hai iniziato tu a maneggiare Gunpla ad oggi?
Innanzitutto grazie per le congratulazioni. Io ho iniziato nel 1994 a seguire il mondo modellistico di Gundam e devo dire che al tempo i kit da cui partire piu belli erano realizzati in resina a mano in tiratura limitata da modellisti o da ditte come la B-Club , Optima e poche altre. Quindi se si voleva qualcosa di particolare l’unica via era l’autocostruzione o la modifica dei pochi kit in plastica esistenti. Anche le riviste erano poche ma comunque buone guide per migliorare i nostri kit. Naturalmente anche le attrezzature erano abbastanza ridotte e non vi erano aiuti da computer e macchine di precisione, tutto era fatto rigorosamente a mano. Sono rimasti pochi modellisti ,che erano al top in quell’epoca, ancora attivi modellisticamente ma per fortuna ne sono emersi tanti nuovi.
Oggi secondo me si e’ perso lo spirito di avventura nel costruire da zero un modello con le proprie mani senza tanti aiuti tecnologici e solo una piccola percentuale di modellisti lo fa. Ormai la moda e’ mischiare parti di diversi kit (kitbash) aggiungendo option parts, pannelli realizzati in serie da plotter, parti realizzate in stampa 3D, parti in metallo, option parts e quant’altro esista per realizzare modelli belli si ma senza una vera personalita’.
Io rimpiango la chiusura del contest annuale a Tokyo, il famoso JAF-CON (Japan Fantastic Contest) dove non era obbligatorio usare kit esclusivamente bandai ma era una vera gara di maestria nell’autocostruzione usando tutto quello che c’era a disposizione.
Comunque anche in italia si sta creando un bel gruppo di modellisti che a mio parere cresceranno meglio esprimendo se stessi e non emulando i modellisti asiatici.

Primo modello pitturato a pennello 1994

Primo diorama, con camioncino autocostruito

Primo Kit modificato

Ci puoi raccontare della tua esperienza al JAF-CON del 1996, parliamo di vent’anni fa!
Ho avuto il piacere di poter partecipare a 2 Jaf-Con ,nel 1996 e nel 1999 ,e devo dire che e’ difficile esprimere a parole quello che si prova a partecipare ad una Fiera/Contest cosi grande. Il contest si svolgeva al Tokyo Big Site di Odaiba (il palazzone a forma di piramide rovesciata) e si svolgeva verso fine luglio/inizio agosto. Per fortuna ho avuto l’aiuto di un amico giapponese per registrarmi e partecipare.
Partiamo dal dire che esistevano solo due categorie , Gundam e Non-Gundam e non si facevano distinzioni tra principianti e master. Abituato alle mostre italiane dove si potevano trovare al massimo 1 o 2 gundam trovarmi davanti piu di 600 modelli solo in categoria Gundam mi ha fatto esaltare. Nel 96 ho portato un Guyver in vinile modificato ed il GP01 1/144 (non HG ma il primo kit veramente orrendo) modificato ad immagine di quello che si vede sul libro Gundam Weapons 2. Naturalmente non ho ricevuto consensi perche’ c’erano cose veramente molto piu spettacolari ma si era insinuata l’idea di ritentare con qualcosa di piu personalizzato. Ovviamente ho ripartecipato nel 1999 con il Core Fighter autocostruito e sono finito nella rosa dei primi 15 con foto un poco piu in evidenza sulla rivista Hobby Japan (n°10 del 1999).
Quello che comunque mi ha lasciato senza fiato e’ stato vedere un capannone immenso pieno di bancarelle di ragazzi che realizzavano kit in resina in piccola tiratura e venduti li pagando i diritti per quel giorno ai proprietari del marchi. Dopo mezz’ora dall’inizio della mostra i pezzi piu belli erano gia’ esauriti e potevo solo vedere il master sul loro banchetto.
Penso che almeno l’80% degli stand avesse materiale di Gundam mentre oggi con il crescere dei modelli in plastica bandai la tendenza si e’ invertita .

Tokyo Big Site JafCon

Il Core Fighter su Hobby Japan

Core Fighter al JafCON 1999

Gundam GP01 al JafCON 1996

JafCON 1996

JafCON 1999

Stephen al JafCON 1999

JafCON 1999

JafCON 1996

Ez8 Full Scratch al JafCON 1999

Stephen al JafCON 1996

Parlaci del tuo diorama dello Zaku per il GBWC 2016, di cosa vai fiero e di cosa potevi fare meglio.
Iniziamo dicendo che il diorama dello Zaku e’ nato da una sfida personale con Pierpaolo Garripoli in arte Ptor, e dovevamo realizzare uno zaku pulito come appena uscito di fabbrica con o senza basetta dato che veniva giudicato solo il mecha. Io non amo molto lasciare i miei modelli senza una base per la comodita’ di spostarli senza incorrere in danni cosi l’idea e’ finita sul realizzare la linea di montaggio nelle ultime fasi con il pilota collaudatore che sarebbe andato all’area test. Il tutto non e’ stato assolutamente pensato per il GBWC poiche’ avevo un altro progetto iniziato (e non portato a termine per mancanza di tempo) cosi l’ho realizzato secondo il mio piacere personale e devo dire che i kit in 1/144 di oggi sono veramente belli da usare. Non ho seguito un progetto ma ho inserito dettagli e modifiche man mano che procedevo cosi che alcune modifiche non sono risultate al meglio come alcune zone della parete e le pennellature aggiuntive realizzate che avrei preferito piu sottili. Sono sicuramente fiero dell’impatto iniziale che da la scenetta raccontando un momento dove ogni figurino ha una sua funzione. Il fatto poi che l’ho iscritto al GBWC sperando che anche quest’anno dessero le spillette mi abbia poi fruttato il terzo posto nazionale mi ha emozionato abbastanza considerando poi chi è arrivato subito davanti a me.

Ci hai stupito quest’anno al GDLive di Forlimpopoli creando da zero un pugnale in scala 1/144 con qualche pezzetto di plasticard, per non parlare del Guncannon visto l’anno scorso al Model Time di Bologna o del Core Fighter autocostruito… Un maestro dello scratchbuild come te quali consigli si sente di dare ai giovani modellisti che vogliono addentrarsi in questa affascinante tecnica? Approccio, modalità e stumenti.
Io ho iniziato con la modifica dei modelli bandai degli anni 90 che erano veramente poveri di dettagli e sproporzionati per poi passare ad autocostruire cio’ che non esisteva come kit in plastica o resina. Per il core fighter le uniche cose non autocostruite sono la scaletta e le ruote dei carrelli mentre il resto e’ quasi totalmente fatto di plasticard.
La mia voglia di auto costruire nasce dal mettermi sempre alla prova e realizzare pezzi non esistenti sul mercato cosi da sottolineare la completa costruzione da zero.
Posso consigliare di iniziare a provare l’autocostruzione con qualcosa che ci interessa veramente e di cui abbiamo piu informazioni possibili oltre a non essere reperibile.
Il necessario per l’autocostruzione non differisce molto dal necessario per assemblare i modelli in plastica se non aggiungendo un seghetto, qualche scalpello, fresette oltre a stucchi e plasticard.
I primi tentativi potranno non essere al top ma non bisogna disperare e riprovare aiuta a trovare confidenza con gli strumenti di lavoro. Io ho avuto consigli ed aiuti da altri modellisti di tutte le categorie perché tutte le tecniche sono utili per il nostro genere.
Grazie al mio sito ed ai vari forum che ho frequentato (tra cui NKGC come principale, essendo stato moderatore) ho potuto aiutare e vedere crescere tanti modellisti tra cui molti che oggi sono cosi famosi come il buon Domenico 😉
Se volete tentare la via dell’autocostruzione ed avete bisogno di qualche consiglio scrivetemi pure e se ho le risposte ve le darò con piacere. Ricordate anche che a volte proprio dal modellista inesperto arrivano le soluzioni piu semplici ed originali non essendo ancora indottrinato nelle metodologie piu comuni, quindi avanti ed iniziate una nuova avventura.

Core Fighter autocostruito

Dettaglio cockpit Core Figther

Scratchbuild GunCannon 1/220

Pugnale scratchbuild a ComicsPopoli 2016

In passato hai partecipato ad altre edizioni del GBWC, e se si con quali lavori?
Ho partecipato a 4 o 5 GBWC ma sinceramente non ricordo esattamente con che modelli a parte il Core Fighter, il Nu Gundam 1/100 modificato ed il diorama di Gundam Build Fighters. Devo dire che non mi sono mai impegnato realmente per il contest anche se il modello che avrei dovuto presentare nel 2016 era nato per quello.

Diorama GBF per il GBWC 2015

Nu Gundam Evolution

Una domanda alla Marzullo: gli strumenti aiutano il modellista, o è il modellista che aiuta lo strumento?
Diciamo che e’ il giusto abbinamento dei due che fa realizzare dei bei lavori ma la mano e fantasia di modellista resta la componente principale. Io da sempre acquisto gli strumenti ed attrezzi piu disparati e specializzati per le mie autocostruzioni o modifiche ma devo ammettere che l’attrezzo speciale facilita e velocizza il lavoro ma anche senza, il modellista potrebbe comunque ottenere ciò che desidera realizzare magari solo più lentamente.
Il mio consiglio e’ di cercare gli attrezzi in base ai lavori che vogliamo fare ed alla nostra capacita’.

Passiamo alle domande di rito, uguali per tutti e tre i nostri intervistati

Il modello finalista di quale nazione ti ha stupito di più?
Devo dire che il Vincitore mi ha stupito per la precisione e pulizia della realizzazione anche se non propriamente un’idea nuova. Il modellista ha applicato quasi per intero le tecniche che si trovano sul volume Gundam ScratchBuilt Manual. Avevo dato lui come vincente a questa edizione.
Il Modellista Cinese invece mi ha stupito con la sua bacheca degli eventi di guerra del soldato realizzando tanti mini diorami fantastici ed integrando il tutto in una bella cornice in stile militare.

GBWC 1° (CHI)

Cosa consigli ai builders italiani che vogliono arrivare alla finale GBWC?
Non avendo mai vinto il primo premio del GBWC italiano non penso di essere la persona giusta per questa risposta ma penso che una buona dose di fantasia ed una realizzazione nello stile asiatico siano le cose migliori.

Cosa manca all’Italia, riguardo i Gunpla, per competere alla pari con le nazioni asiatiche?
Secondo me non ci manca niente per competere alla pari anche se vorrei vedere più personalità nelle realizzazioni italiane e meno emulazione degli amici asiatici. Vorrei proprio vedere una corrente modellistica del settore Gundam sullo stile Italiano non influenzato da quello asiatico ed allora vedremmo dei veri capolavori.
Come nota aggiuntiva devo dire che il GBWC sta limitando molto i lavori sui Gundam da parte degli italiani dovendo limitarsi ad usare solo materiale Bandai e non lavori totalmente autocostruiti.

Hai da fare dei ringraziamenti particolari in merito a questa esperienza?
Ringrazio sicuramente Daniele Cattarin per aver fatto le foto al modello presentato rendendolo piu attraente. Poi tutti gli amici del gruppo che hanno seguito la realizzazione del diorama sulla mia Pagina di Facebook (Sogni di Gundam World).

Gia stai snapfittando il kit per il GBWC 2017? 😀
Diciamo che il modello per il 2017 spero sia quello che avevo iniziato e non terminato per il 2016 e che riesca a finirlo per l’NKGC Lucca contest 2017 che quest’anno mi ha portato bene iscrivendolo poi al GBWC 2017.
Un saluto a tutti e vi invito a seguire ed interagire ai miei progetti sulla mia pagina Facebook.

Questo è quanto ragazzi, spero l’intervista vi sia piaciuta.
Prossimamente intervisteremo un modellista orientale… stay tuned!

Fonti:
bandai-hobby.net/GBWC/
www.gundam-gbwc.it/
www.hobbymedia.it/bakuc/
www.facebook.com/Team-NU-TYPE-499917836835777/
www.facebook.com/Y.T.Minovsky/

 

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